che a Matera è chiamato a svilupparsi alla luce della sfida del 2019.
Così si è sviluppato l’incontro che nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi ha proseguito il ciclo promosso dall’assessorato comunale alla Pianificazione strategica e all’Innovazione in vista del Piano strategico.
Ad aprire i lavori è stato il sindaco Raffaello de Ruggieri che ha sototlineato: “Si tratta di una iniziativa legata all’individuazione di percorsi per costruire il Piano strategico, la Stella polare che deve individuare ruoli e funzioni della città che siano competitivi. Accanto a questa necessaria atmosfera che deve nascere usando funzioni e vocazioni, Matera deve essere innovativa. Il Sud - ha aggiunto - non può essere imitatore di altri, ma trovare la forza e l’intelligenza per diventare innovatori. A volte ci si rifiugia dietro il ricalco mimetico che, invece, è destinato a morire o ad omologarsi per essere livellato. Il Comune deve diventare produttore di imprese e imprenditoria; ecco perché questi incontri sono utili a mettere a punto modelli, testimonianze ed esperienze”.
L’assessore alla Pianificzione strategica e Innovazione, Giovanni Schiuma si è soffermato su alcuni elementi che caratterizzano la realtà attuale: “Lo sviluppo locale è sempre più legato alle capacità delle città di svolgere un ruolo essenziale, da quelle più piccole alle metropoli che concentrano fermenti e attività. Parliamo di un vero eproprio ecosistema che a Matera, però, è immaturo e destrutturato”. Ripercorrendo l’evoluzione del sistema, a partire dal 2010, l’assessore Schiuma ha aggiunto: “All’epoca era coinvolti settori come il mobile, imbottito, la moda e l’agricoltura. L’obiettivo che noi vogliamo raggiungere è quello di una città che si muove attorno all’innovazione che si muove fra soggetti e infrastrutture. Parliamo innanzitutto delle imprese, dei Centri di ricerca, dell’Università, di Telespazio, Enea e delle istituzioni. Essenziale – ha aggiunto – sono i geni, la forma mentis, la cultura dell’intrapresa a cui devono aggiungersi le infrastrutture, gli incubatori, gli accelleratori, i servizi che si devono offrire alle imprese che vogliono svilupparsi nella nostra città; ecco perché diventa necessaria la nascita dell’Agenda per Matera Innova e la valorizzazioni di settori come il turismo in costante crescita”.
Per Carmine Marinucci di Enea e Diculter è importante che il confronto si muova attorno alle imprese a al concetto di “Digitale come opportunità. All’interno dell’Enea quattro dipartimenti si stanno confrontando da tempo su questi aspetti alla luce di Matera 2019. All’interno di Diculter – ha aggiunto – si guarda alla dimensione digitale a alla apacità di mettere a sistema diversità e competenze”.
Giampiero Maruggi, amministratore unico di Sviluppo Basilicata si è soffermato sul ruolo “In linea con le aspettative di una realtà come Matera. In Basilicata – ha aggiunto – c’è ancora da fare e intanto bisogna evitare il neo colonialismo centrale economico. In quanto all’incubazione di imprese, bisogna ragionare in termini di network”.
Gianpiero Lotito di Facility live, vero e proprio caso imprenditoriale e di sistema, ha annunciato di essere interessato ad investire in città e ha agigunto: “In Italia e in Europa c’è la possibilità di creare avventure che facciano qualcosa di impensabile. Nella cultura digitale d’altronde non vince il più veloce, ma il più bravo. Il denaro cerca buone idee e a Matera ci sono condizioni per creare nuove opportunità anche se al Sud c’è un ecosistema meno potente.
“Con il tempo, in Italia, abbiamo perso la cultura imprenditoriale – ha sostenuto Gianluca De Novi, materano docente all’Università di Harvard che ha aggiunto - Quando sono andato via da Matera, tanti anni fa, nessuno parlava di virtual reality, ma con il tempo ho osservato le differenze e, al mio arrivo a Boston mi sono accorto che ogni 10 giovani c’era una start-up. Al Sud – ha proseguito – soffermandosi sulla realtà italiana – c’è tanta storia ma bisogna investire sull’innovazione”. In quanto a Matera e al 2019 ha sottolineato che è necessario capitalizzare questa opportunità, un treno che non si può perdere e in merito agli incubatori di impresa, devono essere collegati e non essere solo un’occasione per affittare spazi.
Per Nicola Barbuti, dell’Università di Bari, mancano, però, le competenze. “Il digitale – ha aggiunto – apre prospettive imprevedibili con un altissimo potenziale e l’Università di Bari si è inserita con grande convinzione. Fare impresa è una sfida essenziale anche se la domanda è molto alta, ma non l’offerta”.
Per Vito Albino del Politecnico di Bari: “Per affrontare questo momento servono risorse che non devono andare via . In quanto a Matera, questa città ha caratteri specifici; sulle strat up innovative – ha proseguito – bisogna fare molta attenzione. La cultura d’impresa? Non si crea con fondi pubblici e lo sviluppo non si può prevedere a livello locale se attorno c’è il deserto; servono assetti complementari”.
Germano Paini dell’Università di Torino: “Dobbiamo confronbtarci, non adottare modelli finti. Manca un ìo sguardo di prosettiva e anche per questo l’Università deve indicare linee d’azione e prospettive, dai modelli di formazione continua all’interscambio, deve essere luogo prospettivo”.
Per Michele Perniola dell’Università di Basilicata: “Dobbiamo conoscere le nostre potenzialità, perché l’Università deve giocare il suo ruolo in un territorio in cui il livello culturale sta salendo con i suoi 7000 laureati all’anno”.