Il processo di rilevazione dei bisogni e dei fabbisogni sociali e socio sanitari della comunità ha focalizzato l’attenzione su nove macroaree tematiche: famiglia e minori; politiche di genere; salute mentale; disabili; anziani; inclusione sociale e nuove povertà; dipendenze; giovani; immigrazione.
La pianificazione mira a consolidare le preesistenti buone prassi del sistema di welfare tradizionale attraverso la rete dei servizi sociali e socio-sanitari e ad attuare un welfare innovativo capace di arricchire e integrare con nuovi servizi alle persone e alle famiglie, focalizzati sulla qualità delle cure ma anche su autonomia, conciliazione, assistenza e inclusione sociale attiva.
L’approvazione del nuovo Piano sociale era un provvedimento carico di attese, in quanto giunge a distanza di vent’anni dal precedente – hanno fatto presente gli assessori alle Politiche Sociali, Giuseppe Sarli, alle Attività Produttive e del Terzo Settore, Giuseppe Digilio, alle Pari Opportunità e Differenze di Genere, Tiziana D’Oppido, e alle Politiche Giovanili, Raffaele Tantone.
“Il dialogo con le parti sociali tutte, singole ed aggregate, per una programmazione coprogettata, sussidiaria, partecipata – spiegano gli assessori nella presentazione del Piano -, è la parte avviata di maggior interesse per la costruzione di un ben-essere della persona piccola, giovane, adulta ed anziana. Il lavoro è nella fase di start-up. L’analisi di quanto preesiste è essenziale. La costruzione di innovativi processi che producano servizi e cultura per il welfare non può prescindere dal cammino sinora percorso. Il cuore della progettazione, delineato dalla costruzione di luoghi fisici e spazi mentali dedicati al pensare con spirito innovativo i servizi alla persona ed alla comunità, pulsa sull’energia della materia umana ed in funzione di un capitale umano e sociale al cui contatto non può che scaturire una passione che difficilmente si può avere il privilegio di conoscere in altri e differenti contesti”.
“Il Piano sociale comunale si propone di essere un piano aperto e processuale, in continuo divenire, in sintonia ed empaticamente correlato alla città, alla comunità ed ai suoi mutamenti espliciti e sottaciuti – concludono Sarli, Digilio, D’Oppido e Tantone -. Il bisogno umano è così mutevole, complesso e multifattoriale nella sua genesi da non necessitare di risposte statiche, rigide e soltanto collettive; la risposta deve sempre più caratterizzarsi per la sua dinamicità che coinvolge elementi di personalizzazione ed individualizzazione”.