“Non solo ignora disinvoltamente che è stato lui che è stato ‘dimesso’ dalla comunità materana – prosegue il sindaco – ma è diventato campione di arrampicate sugli specchi.
Nell’ultima nota, relativa alla sentenza del Tar di Basilicata, inviata in maniera zelante al Procuratore regionale della Corte dei Conti e al Prefetto, il capogruppo del Pd è protagonista di un incredibile autogol.
Nel segnalare le responsabilità della attuale amministrazione comunale, in maniera sorprendente, ignora come gli stessi gudici del Tar di Basilicata lo abbiano inchiodato in una maggiore e insuperabile responsabilità.
Infatti – prosegue il sindaco – in ordine al ritardo con cui il consiglio comunale avrebbe definito le tariffe della Tari e della Tasi, la sentenza nel ribadire la perentorietà del termine del 30 luglio 2015 dice testualmente: “Tale termine non può essere derogato a cagione del factum principis considerato, ovverosia la data delle elezioni amministrative, e ciò sia per la notorietà dell’evento, fissato con congruo anticipo, sia per l’ampio lasso di tempo a disposizione degli organi uscenti – anche essi, in tutta evidenza, rappresentanti del corpo elettorale – per l’adozione di ogni decisione in materia di fiscalità locale, non essendo ravvisabile alcuna limitazione alle prerogative di questi ultimi, derivante dalla pendenza della consultazione elettorale”.
Si è chiesto Adduce chi fossero gli organi uscenti, cioè quelli che potevano correttamente adottare ogni decisione in materia di fiscalità locale, non essendo ravvisabile alcuna limitazione alle loro prerogative, anche in presenza di una pendenza elettorale?
La giunta Adduce – prosegue il sindaco – ha avuto oltre 5 mesi per deliberare sull’argomento, laddove la giunta de Ruggieri, insediatasi solo il 14 luglio 2015, ha avuto insufficienti 16 giorni per ottemperare all’obbligo di legge.
Basti questa semplice comparazione di tempo – conclude il sindaco - e la lettura della sentenza del Tar di Basilicata per confrontare le responsabilità in campo e per certificare che quella della giunta Adduce fu prevalente e determinante per questo esito.
Ecco perché Adduce farebbe bene a seguire la prudenza del silenzio e non quella delle declamazioni inutili come le dimissioni di un sindaco che deve dare conto solo e soltanto al consiglio comunale e all’intera comunità materana”.
Sulla vicenda interviene anche l’assessore al Bilancio, Eustachio Quintano il quale sottolinea: “Il lungo ed imbarazzante elenco di imprecisioni (a voler usare un eufemismo) che il consigliere Salvatore Adduce utilizza pur di destabilizzare questa amministrazione e disinformare i cittadini mi costringerebbe a ripetere pedissequamente quanto puntualmente già evidenziato in conferenza stampa sull’argomento. Sta di fatto che in relazione a puntuali evidenziazioni sui capitoli di entrata e di uscita che assicurano la tenuta dei bilanci e la irrilevanza della soccombenza al Tar, Adduce nulla obietta ma, lui sicuramente sì, continua a “menare il can per l’aia”.
D’altronde, come mai il consigliere Adduce, prima ancora di segnalare alla Corte dei Conti, le presunte irregolarità non le ha indirizzate al Collegio dei revisori? La verità è che l’organo di controllo si è espresso positivamente rispetto alla formulazione del bilancio 2015 e 2016, escludendo qualsiasi ipotesi di illegittimità. Il mio invito, dunque – conclude l’assessore – è che il consigliere Salvatore Adduce impieghi il suo tempo non a gettare fango su chi lo ha sostituito alla guida della città, ma senza la consueta disonestà intellettuale che lo caratterizza, eviti bucce di banana come quelle che egli presenta alla città come un grave errore della giunta de Ruggieri”.